mercoledì 26 marzo 2008

Manifesto-Appello in preparazione di un incontro sul futuro della ricerca.

MANIFESTO/APPELLO dell'Osservatorio sulla Ricerca
in preparazione dell'incontro del 7 aprile 2008 "Il futuro Ipotecato! Come se ne esce?"

La storia degli ultimi due decenni ci presenta uno scenario internazionale in cui le economie mondiali hanno spostato il baricentro verso prodotti e processi ad alto contenuto di conoscenza, di fatto rendendo di primaria importanza il ruolo della ricerca e dell’alta formazione.

Le risorse investite in questi settori in tutti i Paesi evoluti ma anche (e persino in misura maggiore) in quelli cosiddetti emergenti (India, Cina, Brasile, etc.) sono aumentate in modo esponenziale e danno conto di una tendenza allo sviluppo di qualità ormai non più controvertibile realizzando quella che viene definita l’Economia della Conoscenza.

Per questo in Italia, forse per la prima volta dall'Unità politica del 1860, il problema dell’alta formazione e della ricerca scientifica si presenta non solo strettamente ma anche inestricabilmente connesso con quello del rilancio della propria competitività economica. Da più di quindici anni tutti gli indicatori mostrano non solo una progressiva flessione dei livelli di crescita che, nella fase di trasformazione dell'Italia da paese agricolo a paese industriale, avevano ridotto il divario tra il nostro Paese e le altre nazioni industriali europee, ma addirittura prospettano una tendenza al declino che ogni anno porta l’Italia ad allontanarsi sempre più dagli altri paesi Europei (che pure non rappresentano la punta dello sviluppo mondiale).

Quale ruolo possono giocare in questo scenario i protagonisti dei settori interessati? Scienziati, ricercatori e intellettuali quanto devono sentirsi coinvolti, e in quale modo possono provare a contribuire al recupero del nostro Paese su questo versante tanto delicato per le prospettive future di tutti noi?

In altri periodi della sua storia l'Italia ha visto il contributo fattivo di alcuni dei suoi scienziati. Dopo l'Unità d’Italia, quando, per esempio, un gruppo di matematici contribuiva a creare la rete della struttura pubblica di ricerca oppure quando un matematico fondava il Politecnico di Milano. All'inizio del secolo scorso, quando una personalità di spicco come Vito Volterra, con una visione quanto mai attuale, delineava (assieme ad altri) la realizzazione di Istituzioni di Ricerca fortemente inserite nel contesto scientifico europeo e, allo stesso tempo, orientate e sensibili all’influenza e all’interconnessione con il mondo produttivo.

Analogamente, dopo i disastri della seconda guerra mondiale, scienziati come Edoardo Amaldi delineano un sistema ricerca moderno e aperto verso le ricadute di tipo produttivo.

Esperienze importanti che hanno avuto il merito di mantenere il nostro Paese a ridosso delle grandi nazioni europee nell’ambito dello sviluppo scientifico e delle sue applicazioni, ma che non sempre hanno trovato politiche rispondenti capaci di mettere a sistema le molte iniziative sparse.

Non è più tempo di politiche deboli nel settore della conoscenza. Il declino che oggi si intravede per il nostro Paese è figlio essenzialmente di questa incapacità di rendere prioritario un settore che in tutto il mondo è ormai riconosciuto come il settore strategico per eccellenza.

Non possono più bastare le iniziative dei singoli di valore e di buona volontà.

La politica deve assumersi tutta la responsabilità che le compete. E’ necessario che il Paese cambi il suo modello produttivo puntando sull'alta tecnologia e sostenendo tutti i settori che costituiscono la filiera che va dalla conoscenza di base alla produzione di innovazione.

Per questo è necessario uno sforzo di sistema in cui tutti gli attori si sentano coinvolti e indispensabili, incentivati a interagire e a concorrere. E tuttavia la parte preponderante tocca a chi ha la responsabilità di mettere in moto l’intero sistema.

Sul versante della scienza e della cultura è necessario che queste nuove politiche riconoscano che per produrre nuova conoscenza con il massimo di efficacia esistono alcune indispensabili e fondamentali regole di base. Per questo si devono concentrare energie per portare a compimento il modello che vede nell’indirizzo strategico il ruolo fondamentale della politica, nell’autonomia della ricerca la condizione essenziale per rendere al meglio il proprio straordinario contributo e nella valutazione terza la leva fondamentale per tenere il sistema in equilibrio e lontano dai rischi dell’autoreferenzialità e della inefficacia. E' su queste basi che anche il sistema complessivo dell'innovazione e dello sviluppo economico e sociale del Paese potrà disporre dei necessari fattori di competenze e di qualità.

In questo quadro, gli scienziati e i ricercatori italiani hanno il dovere di chiedere alle forze politiche che si apprestano alla sfida per il Governo del Paese un impegno convinto e irrinunciabile per portare la Nazione fuori dai rischi del declino e restituire alle nuove generazioni un futuro che a tutt’oggi appare ipotecato dalla miopia delle scelte che hanno relegato la conoscenza ai margini dello sviluppo.

Primi Firmatari:

Pablo Amati (Università di Roma "La Sapienza")
Aldo Amore Bonapasta (Istituto Struttura della Materia, ISM-CNR Roma)
Giorgio Bernardi (Stazione Zoologica Anton Dohrn, Napoli)
Carlo Bernardini (Università di Roma "La Sapienza")
Edoardo Boncinelli (Università Vita-Salute San Raffaele di Milano)
Sergio Bruno (Università di Roma "La Sapienza")
Marcello Buiatti (Università di Firenze)
Cristiano Castelfranchi (Università di Siena)
Elena Cattaneo (Università Statale di Milano)
Marcello De Cecco (Scuola Normale di Pisa)
Rino Falcone (Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione, CNR, Roma)
Stefano Fantoni (SISSA Trieste)
Sergio Ferrari (ENEA - Roma)
Renato Funiciello (Università di Roma III)
Pietro Greco (SISSA Trieste)
Giovanna Grimaldi (Istituto di Genetica e Biofisica, CNR, Napoli)
Angelo Guerraggio (Università dell'Insubria - Varese)
Margherita Hack (Università di Trieste)
Francesco Lenci (Istituto di Biofisica, CNR, Pisa)
Giovanni Marchesini (Università di Padova)
Guido Martinotti (Università di Milano Bicocca)
Rita Levi Montalcini (Premio Nobel per la Medicina)
Lucio Luzzatto (Istituto Toscano Tumori, IIT - Firenze)
Pietro Nastasi (Università di Palermo)
Elisa Molinari (Università di Modena e Reggio Emilia)
Fabrizio Onida (Università Bocconi, Milano)
Giorgio Parisi (Università di Roma "La Sapienza)
Franco Pacini (Università di Firenze)
Giulio Peruzzi (Università di Padova)
Caterina Petrillo (Università di Perugia)
Settimo Termini (Istituto di Cibernetica "E. Caianiello", CNR, Napoli)
Guglielmo Tino (Università di Firenze)
Glauco Tocchini-Valentini (Istituto di Biologia Cellulare, CNR Roma)
Carlo Umiltà (Università di Padova)
Giorgio Vallortigara (Università di Trento)

sabato 22 marzo 2008

Un comunicato del sindacato FLC sulla bocciatura del regolamento per il reclutamento dei ricercatori universitari.

La Corte dei Conti ha bocciato il Regolamento per il reclutamento dei ricercatori universitari, il cui iter era in corso da un anno, e che doveva consentire l'utilizzo delle risorse stanziate dalla Finanziaria 2007 (20+40+80 milioni di Euro per il 2007-08-09) per l'assunzione di giovani ricercatori.

Si tratta di un fatto gravissimo, che azzera due anni di lavoro, di attese ed un processo avviato, certamente ancora insufficiente, ma che doveva aprire la strada al reclutamento straordinario. Per effetto di questo pronunciamento siamo tornati a due anni fa, ad una leva di giovani ricercatori che ora può solo affidare le sue speranze alle risorse ridotte di cui gli Atenei dispongono per il reclutamento ordinario.
Gli effetti della bocciatura, infatti, rendono impossibile avviare i concorsi con il nuovo modello, con il risultato di congelare le risorse stanziate.

Come si ricorderà, ad ottobre un decreto aveva spostato al 2008 le risorse previste per il 2007, proprio perchè il Regolamento ancora non c'era, e questo avrebbe consentito di utilizzarle, seppure in ritardo.

A seguito dell'approvazione del decreto "Milleproroghe", altro pasticcio parlamentare, il termine per i bandi dei concorsi della prima tranche da 20 milioni, quella del 2007, è stato fissato al 1° marzo. Il caos normativo e la totale incertezza su tempi e modalità dei bandi ha fatto sì che gran parte delle Università non facessero in tempo ad emettere i bandi. In extremis, nella giornata di ieri, una comunicazione del Ministro Mussi chiarisce che "i posti di ricercatore di cui al piano straordinario sono da coprire con concorsi banditi entro il 30 giugno 2008". Se così fosse, si salverebbe almeno la prima tranche da 20 milioni, da effettuarsi secondo le vecchie regole concorsuali, ma il resto degli stanziamenti è a questo punto affidato ad un provvedimento del prossimo Governo, che dovrà decidere se, come e quando i concorsi straordinari si debbono fare.

Come si vede, un disastro normativo che induce a serie riflessioni sul come e perchè. C'è una grave responsabilità politica del MUR: errori, non governo dei processi, ritardi, confusione negli obiettivi e nei percorsi.
Vedremo poi le motivazioni della Corte dei Conti, che, secondo il ruolo, dovrebbero attenere ad aspetti ben delimitati.
Ma c'è visibilmente una serie di considerazioni di quadro che saldano in una responsabilità collettiva gli attori istituzionali del sistema; perchè è così difficile cambiare le cose? Quali interessi ed alleanze perverse si sommano per paralizzare ciò che in un Paese normale richiede tre mesi e un po' di buon senso? Perchè non si possono mai fare in Parlamento buone norme sull'Università? E perchè gli organi di controllo e gestione dell'Amministrazione spesso si fanno essi stessi politica, spingendosi ad indicare modelli e soluzioni, anzichè vigilare sulla correttezza delle norme, sia generali sia di spesa?

Emerge in modo fastidioso e non rimuovibile la sensazione di autorappresentanze di interessi che attraversano le istituzioni, volte solo alla tutela dell'esistente.

Contro questi poteri non c'è difesa, a meno che la comunità universitaria, in tutte le sue componenti, non trovi dentro di sè la forza e la convinzione di dire basta alle forze che per le ragioni più diverse portano la responsabilità del declino delle nostre istituzioni.

Roma, 13 marzo 2008

giovedì 20 marzo 2008

Sull'assegnazione dei progetti Prin 2007 ai revisori: molti dubbi e poche certezze, di Patrizio Dimitri.

Come tutti sappiamo, i pochi fondi destinati alla ricerca scientifica pubblica in Italia sono distribuiti malamente. Urgono criteri di valutazione oggettivi, basati qualità e risultati e non su familismo, clientele e inciuci. Il problema critico della valutazione della ricerca scientifica è al centro di un appello inviato di recente al Presidente della Repubblica e firmato da centinaia di ricercatori (http://www.consorzioprogen.it/).

E proprio mentre l’appello è in corso cresce la preoccupazione di tutti noi per l’attuale gestione della valutazione dei progetti di ricerca di interesse nazionale (Prin) 2007, una delle poche fonti di finanziamento pubblico per la ricerca di base, senza la quale molti laboratori non possono sopravvivere. In un momento di grande ottimismo, l’entourage del Ministro Mussi ipotizzò che le procedure di valutazione si sarebbero dovute concludere entro gennaio 2008. E' sconfortante notare come alla fine di febbraio 2008 il Ministero abbia solo iniziato la delicata fase di assegnazione dei progetti ai valutatori. Ed è qui che casca l’asino: abbiamo notizia di vari casi di assegnazioni clamorosamente sbagliate. Ad esempio, un professore di Genetica umana ha ricevuto un progetto di Ecologia marina da valutare, ma essendo persona seria, ha subito rispedito il "pacchetto" al mittente perché non era di sua competenza. Un caso paradossale, un termometro che segnala evidenti disfunzioni. E’ come se affidaste la revisione della vostra automobile ad un carrozziere. O se per dirigere una partita di calcio fosse scelto un arbitro di pallacanestro. Così si corre il serio rischio di avere valutazioni falsate perché affidate a valutatori poco competenti, o perché manovrate grazie ad assegnazioni addomesticate.

Con quale criterio la commissione di garanzia preposta a controllare l’esito delle procedure di valutazione decide l’assegnazione dei progetti? Come è possibile che un progetto di Ecologia marina finisca ad un genetista umano? La scelta dei valutatori non dovrebbe ricadere su nominativi di esperti scelti in un database precostituito e assegnati al progetto in base alle loro competenze? Chi è responsabile di questi errori (orrori) così marchiani?

Mi auguro che si possa intervenire per correggere le eventuali disfunzioni dei burocrati del Ministero, prima che sia troppo tardi e invito tutti quelli che hanno ricevuto progetti “alieni” alle loro competenze a rifiutarli (se già non lo hanno fatto) e a segnalarmi questi ed altri problemi, in modo tale da poter costruire una sorta di elenco delle disfunzioni del Prin 2007.

domenica 16 marzo 2008

Il nuovo regolamento per il reclutamento dei ricercatori universitari bocciato dalla Corte dei Conti:che succederà adesso?

La Corte dei Conti ha bocciato per la seconda volta il nuovo regolamento per il reclutamento dei ricercatori universitari. Per modificare il vecchio regolamento definito dalla legge Berlinguer del 1999, secondo la Corte dei Conti ci vuole un'altra legge, non basta un decreto del Ministro, che formalmente scavalcherebbe il Parlamento. In precedenza, alla Camera era stato approvato un emendamento al decreto milleproroghe che bloccava tutti i concorsi per ricercatore in attesa delle nuove regole; ora l'atto della Corte dei Conti di fatto rende questo blocco una totale paralisi, perchè a questo punto non è dato sapere se e quando il nuovo regolamento vedrà la luce.

Ma c'è anche il sospetto che la rigidità della Corte dei Conti sia il frutto delle "spinte" di quelli che non vogliono cambiare le vecchie regole. Nelle nuove regole veniva introdotto un primo livello di valutazione, esterno agli Atenei, condotto da una commissione di valutatori anonimi, due dei quali stranieri. La presenza degli esperti stranieri è fondamentale se si vuole una valutazione più seria e indipendente di ricercatori, docenti e progetti di ricerca. Questo sicuramente non è piaciuto ad una buona fetta di accademici potenti, dediti a familismo e clientelismo, molti dei quali siedono anche in Parlamento o hanno in quella sede potenti agganci. A mio parere, comunque, la commissione esterna di valutatori anonimi introdotta nel nuovo regolamento apportava solo un debole filtro, facilmente aggirabile dagli esperti dell'inciucio nostrano.

Sta di fatto che dopo il ritardo dei Prin 2007, dopo i problemi incontrati anche dai decreti di istituzione dell'Anvur, la famosa agenzia di valutazione che ancora non esiste, dopo i tagli alla finanziaria, si tratta dell'ennesimo fallimento delle riforme sbandierate dal Ministro Mussi e dai suoi collaboratori. A questo punto sarebbe lecito attendersi almeno una seria autocritica.

Invece Mussi dice; È molto grave che la Corte dei Conti blocchi il regolamento per l'assunzione dei ricercatori universitari». Il regolamento «è innovativo, adeguato agli standard internazionali, ha già ricevuto il plauso della grande maggioranza della comunità scientifica». «Il regolamento aveva già passato positivamente la verifica di legittimità del Consiglio di Stato, e non presentava alcun problema di copertura finanziaria. Il danno, per l'Università italiana e per i giovani che intendono dedicarsi alla ricerca, è pesante. Ma quali sono gli esatti poteri della Corte dei Conti? Con atti così non si esce dai limiti?». «Aspetterò - conclude - di conoscere le motivazioni per decidere sugli atti successivi».


Per saperne di più andate su http://www.cipur.it/