domenica 7 marzo 2010

Una “pulizia etica” per i concorsi.

Condivido l’analisi fatta da Walter Tocci e sarei idealmente anche d’accordo con la soluzione della chiamata diretta, ma considerando lo stato attuale e i rapporti di forza presenti all’interno dei nostri atenei, la trovo purtroppo impraticabile. Infatti, una tale soluzione in questo momento favorirebbe ancora di più le logiche clientelari e nepotistiche che già la fanno da padrone. La chiamata diretta fallirebbe come sono falliti tutti gli altri meccanismi concorsuali sperimentati finora, generando le stesse aberrazioni che vengono denunciate oggi. D’altronde, anche la proposta fatta dall’ANDU sui concorsi temo non avrebbe miglior fortuna. Infatti, non credo che per far girare il vento bastino le commissioni nazionali interamente sorteggiate e composte da soli ordinari, e nemmeno che da quelle commissioni siano esclusi i docenti dell’Ateneo che bandisce il posto. Sappiamo bene che le reti accademiche sono vaste e potenti e capaci di funzionare in modo trasversale.

Vista la situazione, è lecito pensare che il fallimento di tutti i meccanismi concorsuali messi in pratica fino ad oggi sia dipeso non tanto dai meccanismi stessi, quanto da chi li ha sempre gestiti, ovvero quella elite di professori ordinari appartenente ai vari settori disciplinari e facente capo a gruppi e gruppuscoli accademici di potere. Come possiamo pensare che qualcosa cambi se i gestori saranno sempre i medesimi?

Che fare, allora? Per tentare una bonifica del sistema, i concorsi dovrebbero essere nazionali, come sostiene l’ANDU, ma a mio parere le commissioni dovrebbero prevedere una massiccia presenza di esperti stranieri (almeno il 50%), non perchè più bravi o più belli, ma solo in quanto garanti il più possibile indipendenti e svincolati dalle lobbies politico-accademiche di casa nostra. Qualcosa di simile dovrebbe valere anche per la valutazione dei progetti di ricerca.

Un decennio di tale pratica potrebbe produrre una discreta “pulizia etica” e favorire lo sviluppo di una nuova generazione accademica in media eticamente e professionalmente migliore della precedente. A quel punto si dovrebbe passare a una fase successiva basata su chiamata diretta dei candidati da parte degli Atenei e sulla loro valutazione, con finanziamenti in funzione dei risultati.

Concorsi universitari, quale soluzione?

Per approfondire l'argomento vi consiglio di andare sul sito dell'ANDU all'indirizzo
http://www.andu-universita.it/

In particolare, vi segnalo un'analisi molto approfondita sviluppata da Walter Tocci. Pur condividendo l'analisi di Tocci, non sono convinto che il reclutamento e la progressione della carriera per cooptazione rappresentino una scelta vincente.
http://www.centroriformastato.org/crs2/IMG/pdf/Quale_riforma_universitaria-WTocci.pdf