Come avevamo già capito da varie settimane, dopo quasi 4 mesi dalla scadenza delle domande, la commissione non ha ancora inviato ai revisori i progetti in valutazione. Il motivo? Secondo l'ultimo comunicato del CUN, si tratterebbe di "problemi tecnici" nell'uso della banca dati dei revisori. Altri problemi tecnici! Qualcuno potrebbe essere così cortese da spiegarci di quali probelmi tecnici si parla? E di chi sono le responsabilità?
Nel corso della legilslatura, problemi tecnici e sviste burocratiche hanno costellato il percorso di tutte le azioni svolte dal Ministero dell'Università e della Ricerca, anche le più semplici. Tutti sapevano che l'anagrafe dei revisori Prin era il punto critico. Sembra, infatti, che la vecchia lista costruita nel tempo da Jacopo Meldolesi e comprendente anche gli staranieri sia andata perduta. Cosa esattamente è successo? So per certo che alcuni colleghi sono stati contattati a novembre per saggiare la loro disponibilità ad esaminare i progetti. Sono stati poi ricontattati a dicembre e messi in stato di allerta. Cosa è succeso dopo? I bagordi di Natale e Capodanno hanno forse obnubilato le menti già annebbiate dei tanti burocrati ministeriali? Purtroppo, sono loroi veri "padroni" del Ministero, quelli che rimangono sempre a galla, mentre i governi cadono e i ministri cambiano con le stagioni. Che pena!
Come si legge nella nota del CUN, "con ogni probabilità i referee riceveranno i progetti dopo il 20 febbraio, data della prossima riunione della commissione". C'è da crederci o dobbiamo attenderci qualche altro errore, o meglio, orrore tecnico.
La ricerca scientifica pubblica in Italia versa da anni in gravi condizioni. Per salvarla serve un fronte ampio e compatto formato non solo da docenti e ricercatori, ma anche da studenti, laureati e precari, che intraprenda azioni concrete volte a sensibilizzare opinione pubblica e classe politica, per ottenere riforme urgenti e condivise. Questo blog vuole essere una piattaforma propositiva di aggregazione e informazione per chi si rifiuta di assistere in silenzio ad un tracollo annunciato.
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