Il premo nobel Mario Capecchi ha di recente detto che “senza ricerca scientifica viene meno lo sviluppo di un paese e si aggrava la crisi economica”. Ma il ministro Tremonti non è d’accordo e nel suo recente decreto legge ha infierito su ricerca e università pubbliche, con tagli pesanti e indiscriminati.
Per tappare il buco di denaro creato dalla populistica cancellazione dell’ICI e dal salvataggio dell’Alitalia, Tremonti saccheggia sadicamente le tasche già mezze vuote delle Università. Tagli drastici ai fondi per il funzionamento e per la ricerca, forte limitazione delle assunzioni, riduzione degli scatti stipendiali e privatizzazioni insensate: si tratta di misure che causeranno la paralisi, azzerando le possibilità di crescita e rinnovamento degli atenei e le speranze di carriera di giovani e meno giovani. Anche grazie all’incremento delle ore dedicate dai docenti alla didattica, l’università si trasformerà in uno pseudo-liceo, un contenitore di didattica, povera e minimale, un esamificio da cui la ricerca scientifica sarà espulsa, come u corpo estraneo. Le scellerate misure di Tremonti costringeranno, inoltre, gli atenei a triplicare le tasse d’iscrizione per rastrellare i fondi necessari alla sopravvivenza.
Il buon senso suggerirebbe di tagliare le sacche d’improduttività grazie ad una seria valutazione, ma Tremonti non colpisce fannulloni e nepotisti, non pota rami secchi, preferisce penalizzare la parte migliore degli Atenei, quella che lavora, produce e studia. Allo stesso tempo, elargisce finanziamenti ad personam ai centri “d’eccellenza” privati da lui stesso istituiti. Si tratta di una reale emergenza, il più violento e rozzo attacco mai sferrato contro la cultura, l’università e la ricerca pubblica nel nostro paese dal dopoguerra in poi. Un attacco che ha generato un malcontento dilagante: da Torino a Cagliari, da Firenze a Napoli, da Bologna all’Aquila, da Milano a Roma, da Venezia a Palermo, docenti, personale tecnico-amministrativo e studenti organizzano assemblee e minacciano di bloccare l’apertura del prossimo anno accademico. Si penalizzeranno gli studenti? Sarebbero penalizzati comunque dall’aumento delle tasse universitarie e da servizi sempre più scadenti. Caro Tremonti, pensaci bene, si preannuncia un autunno davvero bollente.
La ricerca scientifica pubblica in Italia versa da anni in gravi condizioni. Per salvarla serve un fronte ampio e compatto formato non solo da docenti e ricercatori, ma anche da studenti, laureati e precari, che intraprenda azioni concrete volte a sensibilizzare opinione pubblica e classe politica, per ottenere riforme urgenti e condivise. Questo blog vuole essere una piattaforma propositiva di aggregazione e informazione per chi si rifiuta di assistere in silenzio ad un tracollo annunciato.
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