Dopo la legge 133, ecco il DL 180 sull’università pubblica. Con una raffica di articoli sul Corriere della Sera, Francesco Giavazzi della Bocconi è stato principale artefice e palese “suggeritore” del decreto al Ministro Gelmini.
Primo effetto del DL 180 è stato il blocco di concorsi già avviati per ordinari, associati e ricercatori. C’è poi il ritorno all’estrazione a sorte; per le commissioni dei concorsi di ordinario e associato saranno sorteggiati 4 ordinari da una rosa di 12 eletti per votazione. Nel reclutamento dei ricercatori, invece, è stata eliminata la prova scritta; una commissione di soli ordinari (sempre estratti a sorte) valuterà i candidati in base alla discussione di titoli e pubblicazioni. Tutti i concorsi saranno, così, affidati ai soli ordinari, perchè Giavazzi & co. pensano che associati e ricercatori siano solo comparse ricattabili (leggi il post sottostante con l'intervento di Giavazzi).
Secondo Giavazzi queste norme rappresentano una svolta epocale che scombinerà giochi già fatti e demolirà il sistema malato dei concorsi. Ammesso e non concesso che tutti gli ordinari siano potenziali ricattatori e che associati e ricercatori siano tutti ricattabili, affidare il potere decisionale proprio ai ricattatori, sostenendo di aumentare così il tasso etico delle commissioni, è una presa per i fondelli, un cocktail di logica aberrante e malafede: chi se lo beve? Le “novita” del DL 180 causeranno al massimo un lieve solletico alle lobbies politico-accademiche. I concorsi potrebbero migliorare solo tornando a essere nazionali e “vigilati” da esperti stranieri avulsi da trame caserecce.
Sul fronte turnover, gli Ateni “virtuosi” avranno risorse per riassorbire il 50% dei pensionamenti e non più il 20%. Sorprende che la “virtù” sarà definita più dai bilanci che da didattica e ricerca. Sarebbe più sensato attibure le risorse direttamente a Facoltà e Dipartimenti, previa valutazione basata su criteri internazionalmente riconosciuti e non nostrani. Purtroppo, il decreto “mordi e fuggi” per ora ha poco impatto sugli obiettivi dichiarati: molto rumore per nulla.
Infine, se le misure che prevedono gli scatti stipendiali e la distribuzione dei fondi in base alla produttività scientifica verranno attuate seriamente ne saremo lieti, ma sono previste solo a partire dal 2011: chi vivrà vedrà!
La ricerca scientifica pubblica in Italia versa da anni in gravi condizioni. Per salvarla serve un fronte ampio e compatto formato non solo da docenti e ricercatori, ma anche da studenti, laureati e precari, che intraprenda azioni concrete volte a sensibilizzare opinione pubblica e classe politica, per ottenere riforme urgenti e condivise. Questo blog vuole essere una piattaforma propositiva di aggregazione e informazione per chi si rifiuta di assistere in silenzio ad un tracollo annunciato.
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