giovedì 15 novembre 2007

Si sta come d'autunno, di Patrizio Dimitri

"Soldati"
Bosco di Courton luglio 1918

Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie.

Qual'è il nesso tra la poesia “Soldati” di Ungaretti e la ricerca scientifica, direte voi? Beh, non bisogna essere dei critici letterari per cogliere l'analogia con la precaria condizione della ricerca e dei ricercatori nel nostro “bel” paese.

Come molti di noi sanno, dopo più di un anno di legislatura, sia nel campo dei concorsi che in quello della valutazione e dei fondi alla ricerca, le riforme promesse sono ancora immerse in acque stagnanti. La storia infinita del bando PRIN 2007 ne è il tragico esempio. Il bando è uscito per la prima volta in 11 anni, con un grave ritardo di ben 6 mesi sulla tempistica prevista creando gravi difficoltà a migliaia di ricercatori e precari. Infatti, la ricerca, al contario della politica italiana, è un’attività soggetta a forte competizione ed una sua interruzione o limitazione, per mancanza di fondi e personale, può comportare gravi ritardi e danni irreversibili. Questa tremenda stagnazione ha generato precarietà, disorientamento e frustrazione nella comunità dei ricercatori. Nel mio laboratorio, ad esempio, due ottimi elementi che avevano conseguito il dottorato di ricerca e pubblicato su ottime riviste internazionali, sono stati costretti ad abbandonare, perchè non era possibile prospettare loro una programmazione certa. Chi ci risarcirà di questi ed altri danni? In molti paesi europei la programmazione della ricerca pubblica si fa in largo anticipo, mentre i nostri politici si confermano maestri d'improvvisazione, una qualità che sarebbe certo più apprezzata in un gruppo jazz.

Ed il Ministro Mussi cosa fa? Nel corso del programma Exit, ha continuato a citare i suoi interventi a favore della ricerca pubblica. Ma dove vive? Forse in una realtà parallela dove le persone sembrano le stesse, ma in realtà non lo sono e gli eventi hanno esito diverso? La sua immaginazione è degna di Philip Dick. Purtroppo, Mussi parla bene, anzi benissimo, ma razzola male, anzi malissimo.

lunedì 12 novembre 2007

Ricerca, Atto di accusa firmato PD, di Mario Lavia, Europa 23-10-2007

Inserisco tardivamente il commento di Mario Lavia ad un articolo di Walter Tocci pubblicato su "Italianieuropei". Purtroppo, non sono ancora riuscito a reperire il testo dell'articolo originale di Tocci.

È «con amarezza» che Walter Tocci ha scritto un lungo articolo su Italianieuropei nel quale fa pelo e contropelo al governo sul tema ricerca e università. Un’amarezza comprensibile, poiché l’autore, deputato del Pd, ex diessino, da anni segue con passione e competenza le vicissitudini di un settore di cui si parla tantissimo ma per il quale si fa pochissimo. Nelle settimane scorse Europa si è fatta tramite del disagio di un nutrito gruppo di scienziati sollecitando le repliche di Veltroni, Letta e Bindi. E continuerà a seguire la questione.
L’articolo di Tocci – “Un anno di governo per ricerca e università” – è una rassegna degli errori e dei ritardi che il governo Prodi può “vantare” a dispetto delle sue proclamate intenzioni. «Il programma elettorale del centrosinistra – ricorda Tocci – proponeva di disboscare la selva normativa cresciuta negli ultimi decenni (...) premiando il merito sulla base di risultati rigorosamente verificati e investendo risorse su questa opera di rinnovamento.
Era una linea semplice e si poteva riassumere con tre verbi: valutare, delegificare e investire. Purtroppo è accaduto esattamente il contrario ».
C’è stato «un blocco operativo della valutazione», si è registrata «un’enfasi normativa» tale da far raggiungere «il record tutto italiano di un numero spropositato di leggi in vigore circa 700 solo per l’università », fino all’«autolesionismo» di soldi stanziati (300 milioni per i bandi di ricerca) allocati anziché sui fondi già esistenti su un nuovo fondo per il quale bisogna scrivere un nuovo regolamento eccetera eccetera... Una specie di Azione parallela che «ha bloccato di fatto se non di diritto i concorsi per ricercatore », e così «si sono persi nove mesi». Dulcis in fundo, «la Finanziaria ha tagliato i bilanci di università, enti e ministero». Qui sotto accusa è la politica economica del governo: «I soloni di via XX settembre sostenevano che fosse necessario per salvare la finanza pubblica e rimettere in piedi l’Italia, poi si è scoperto il tesoretto, che tutti considerano una buona notizia, mentre si tratta della plateale conferma di un grave errore di previsione ».
Tutto è perduto? No. Si tratta però «di mettere in campo azioni concrete per aiutare quei riformatori che pur camminando controvento stanno già facendo una buona ricerca e una bella università, senza scoraggiarli con vecchie politiche ». Si può «correggere la rotta ». Ma il tempo non è dalla parte del governo.