mercoledì 21 settembre 2016

Presa diretta: la ricerca tradita e sua Eccellenza!

La puntata di Presa Diretta del 19 settembre scorso si è focalizzata sul definanziamento della ricerca scientifica in Italia e sulla malasanità, purtroppo mescolando i due aspetti che non sono necessariamente correlati.
A parte questo, anche Iacona è caduto nell'errore che fanno in molti, ovvero concentrarsi esclusivamente sulle cosiddette "Eccellenze" con la e maiuscola, dimenticando che la ricerca è fatta anche dai buoni e dagli ottimi e non solo dagli eccellenti. Ma oggi conta solo l'Eccellenza. Eccellenza è una parola d'ordine molto in voga, l'Eccellenza è un passe-partout che apre molte porte e garantisce un'aura di rispettabilità e invincibilità di cui molti amano fregiarsi. In questi casi mi viene in mente un famoso film di Totò "Sua Eccellenza si fermò a mangiare".
Per visualizzare una scena emblematica del film con riferimenti espliciti all'Eccellenza, andate al seguente link: https://www.dropbox.com/home/Public?preview=eccellenza.mov

martedì 20 settembre 2016

La valutazione dell'ANVUR: mediane o valori soglia, cambia poco.

Ecco la nuova abilitazione scientifica nazionale (ASN): basta con le mediane, adesso arrivano i valori sogli! Si tratta di modifiche sostanziali e determinanti, oppure è il gioco delle tre carte che inganna solo i gonzi, ennesimo esempio di nominalismo italiano partorito dall'ANVUR con la complicità del MIUR? Il risultato parla chiaro: le definizioni sono diverse, ma il risultato è lo stesso, la quantità rimane il fattore discriminante anche nella sedicente nuova ASN.
A parte le ben note e reiterate critiche dei suddetti indicatori quantitativi che, soprattutto nel campo biomedico, per loro natura e utilizzo non sono assolutamente in grado di valutare l'autonomia e la qualità della ricerca dei candidati, esiste un altro problema poco discusso: l'entità della produzione scientifica di un ricercatore nel tempo.
E' noto agli addetti ai lavori, ma purtroppo non ai sette saggi dell'ANVUR, che la produttività scientifica di un ricercatore, misurata in termini di numero di pubblicazioni e di citazioni, può variare fisiologicamente nel corso del tempo. Essa, infatti, non è necessariamente costante e non è programmabile a tavolino, ma soggetta a fluttuazioni dovute a vari e delicati fattori: reperibilità di fondi, disponibilità di risorse umane, problemi tecnici e logistici imprevisti insiti nel lavoro. Fattori che in Italia, da tempo immemore, sono divenuti sempre più critici che altrove. E i motivi sono motivi vari e ben noti: scarsità di fondi destinati alla ricerca pubblica, fuga dei giovani ricercatori all'estero, condizioni ambientali spesso avverse. Di conseguenza, ad esempio, un candidato potrebbe possedere i requisiti per essere abilitato a dicembre 2016 (scadenza della prima tornata del nuovo corso), ma non a gennaio 2017 (seconda tornata), o viceversa.
In base all'utilizzo indiscriminato dei presunti parametri “oggettivi e certificabili” dell’ANVUR, dovremmo concludere che il livello professionale, la qualità e la maturità scientifica di un ricercatore sono soggette a drastiche fluttuazioni stagionali, tanto da renderlo idoneo o meno all'abilitazione da un mese all'altro. Parafrasando Alessandro Manzoni si potrebbe dire: un giorno nella polvere, un altro sull'altar! Un concetto culturalmente ridicolo e inaccettabile, per non dire peggio.
E' mai possibile che la valutazione della ricerca sia condizionata da "regole" estranee al buon senso e alla conoscenza specifica e pratica del settore? Regole così incredibilmente avulse dalle reali condizioni e dalle dinamiche della ricerca scientifica nel nostro paese?
Sarebbe ora che i saggi dell'ANVUR riflettessero su questi aspetti e ascoltassero le critiche di quella parte della comunità scientifica che non è contraria alla valutazione, ma che vorrebbe essere valutata dai suoi pari con criteri internazionalmente riconosciuti e non dalla fallace numerologia anvuriana che è estranea alla realtà della ricerca scientifica.