lunedì 14 luglio 2008

I tagli del decreto Tremonti: per protesta rischia di saltare il prossimo anno accademico.

Il premo nobel Mario Capecchi ha di recente detto che “senza ricerca scientifica viene meno lo sviluppo di un paese e si aggrava la crisi economica”. Ma il ministro Tremonti non è d’accordo e nel suo recente decreto legge ha infierito su ricerca e università pubbliche, con tagli pesanti e indiscriminati.

Per tappare il buco di denaro creato dalla populistica cancellazione dell’ICI e dal salvataggio dell’Alitalia, Tremonti saccheggia sadicamente le tasche già mezze vuote delle Università. Tagli drastici ai fondi per il funzionamento e per la ricerca, forte limitazione delle assunzioni, riduzione degli scatti stipendiali e privatizzazioni insensate: si tratta di misure che causeranno la paralisi, azzerando le possibilità di crescita e rinnovamento degli atenei e le speranze di carriera di giovani e meno giovani. Anche grazie all’incremento delle ore dedicate dai docenti alla didattica, l’università si trasformerà in uno pseudo-liceo, un contenitore di didattica, povera e minimale, un esamificio da cui la ricerca scientifica sarà espulsa, come u corpo estraneo. Le scellerate misure di Tremonti costringeranno, inoltre, gli atenei a triplicare le tasse d’iscrizione per rastrellare i fondi necessari alla sopravvivenza.

Il buon senso suggerirebbe di tagliare le sacche d’improduttività grazie ad una seria valutazione, ma Tremonti non colpisce fannulloni e nepotisti, non pota rami secchi, preferisce penalizzare la parte migliore degli Atenei, quella che lavora, produce e studia. Allo stesso tempo, elargisce finanziamenti ad personam ai centri “d’eccellenza” privati da lui stesso istituiti. Si tratta di una reale emergenza, il più violento e rozzo attacco mai sferrato contro la cultura, l’università e la ricerca pubblica nel nostro paese dal dopoguerra in poi. Un attacco che ha generato un malcontento dilagante: da Torino a Cagliari, da Firenze a Napoli, da Bologna all’Aquila, da Milano a Roma, da Venezia a Palermo, docenti, personale tecnico-amministrativo e studenti organizzano assemblee e minacciano di bloccare l’apertura del prossimo anno accademico. Si penalizzeranno gli studenti? Sarebbero penalizzati comunque dall’aumento delle tasse universitarie e da servizi sempre più scadenti. Caro Tremonti, pensaci bene, si preannuncia un autunno davvero bollente.

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