lunedì 5 aprile 2010

La ricerca di base in Italia rischia di scomparire

Come molti sanno, la ricerca scientifica si distingue in due categorie, entrambe importanti: ricerca applicata e ricerca di base. Quella applicata ha come fine primario l’utilizzo delle conoscenze a fini pratici. Un esempio noto di ricerca applicata in campo bio-medico è dato dagli studi finalizzati alla cura di tumori e malattie ereditarie, che per quanto necessari, purtroppo non elargiscono rimedi immediati. Al contrario, la ricerca di base, anche detta pura, ha come scopo l'avanzamento della conoscenza e la delucidazione di determinati fenomeni fisici, chimici, biologici. È un’analisi esplorativa, un’avventura intellettuale, condotta senza ovvi fini pratici. Un’attività che porta idee, cultura, prodotti immateriali, inutili per chi considera solo la capacità immediata di generare denaro e profitto.

Ma la storia della scienza insegna che è proprio la ricerca di base il vero motore del progresso scientifico e tecnologico. Negli ultimi decenni, ad esempio, i risultati più significativi ottenuti nel campo della Genetica, non sono scaturiti da studi applicativi, bensì da ricerche di base su fenomeni in apparenza bizzarri, condotte in opportuni “sistemi modello”, organismi con proprietà biologiche particolarmente idonee agli studi sperimentali. Due casi su tutti: il Nobel per la Biologia e Medicina assegnato nel 1995 a Ed Lewis, Christiane Nusslein e Eric Wieschaus per la scoperta dei geni dello sviluppo in Drosophila melanogaster, il moscerino della frutta, e nel 2006 a Andrew Fire e Craig Mello per la scoperta di un sistema che “spegne” i geni in Caenorhabditis elegans, un vermetto. Due ricerche che hanno prodotto delle vere rivoluzioni nel campo della biologia.

Ricerche fondamentali condotte su moscerini e vermi? Sì, perché non c’è alcuna relazione tra la rilevanza e l'impatto di una problematica scientifica o la complessità di un sistema biologico e la taglia dell’organismo modello che viene utilizzato, altrimenti in Biologia dovremmo studiare solo balene o elefanti. Queste scoperte hanno accelerato lo sviluppo di nuovi e rivoluzionari approcci applicativi in campo medico e insegnano che la ricerca non deve essere indirizzata, come alcuni vorrebbero, ma lasciata libera. Perché, dunque, questa cronica miopia di governi, industrie e fondazioni private che trascurano la ricerca di base a favore di quella applicata? Vorrei tanto essere smentito, ma per ora non vedo segnali positivi dal Governo e da Tremonti "mani di forbice". E se Telethon, Airc e altre fondazioni si mettessero una mano sulla coscienza e realizzassero finalmente anche dei bandi dedicati al finanziamento della ricerca di base?

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