domenica 29 giugno 2008

Le frecce di "equità" di Robin Hood-Tremonti.

Vorrei intervenire in merito a una lettera di Giancarlo Schirru, pubblicata su “Il Riformista del 28 giugno 2008, che affronta il problema drammatico dei tagli di Tremonti all’università e alla ricerca pubblica, inseriti nel Decreto-Legge 112/08 pubblicato sulla G.U. del 25 giugno 2008.

E' noto che molti stati investono ingenti risorse e significative porzioni del Pil nella ricerca pubblica, poiché essa è un elemento trainante dello lo sviluppo di un paese evoluto. I dati più recenti ci dicono che la media europea è del 2%. Tra i vari paesi la Svezia investe il 4%, la Finlandia il 3.5%, il Giappone il 3.2%, gli USA sono al 2.7%, la Germania il 2.5%, mentre è l’Italia è all’ultimo posto tra i paesi dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) con solo l’1%. Da noi, inoltre, i ricercatori scarseggiano, circa 3 su mille occupati, rispetto alla media europea che è di 6 su mille. E sono anche mal pagati. Ricercatori e docenti italiani, infatti, hanno le retribuzioni più basse in Europa nella loro categoria. Un ricercatore neo-assunto (di solito dai 32 ai 40 anni) guadagna su per giù 1200 euro e solo dopo una decina d’anni può sperare di superare la vetta deis 2000. Per i professori le cose vanno un po’ meglio; a 50 anni un professore associato che svolge didattica e ricerca a tempo pieno e ha dedicato la sua vita allo studio, arriva a percepire più o meno 2400 euro. Al contrario, come ormai segnalato da tempo, le buste paga dei nostri parlamentari superano di molto quelle dei colleghi europei. Si parte da uno stipendio base di 11.703 euro che con rimborsi e indennità di vario genere può arrivare a circa 15mila euro netti al mese: più del doppio di un collega tedesco. E che dire, poi, dei portaborse dei parlamentari stessi (spesso reclutati guarda caso tra amici e familiari), che percepiscono ben 4000 euro mensili?

Questo è il panorama in cui s’inseriscono gli interventi di Robin- Hood –Tremonti, che con le sue “frecce di equità” finalmente darà il colpo di grazia agli atenei e alla ricerca pubblica nel nostro paese: invece di proporre meccanismi seri ed equi di contrattazione che incentivino e premino il merito, si agisce sugli scatti stipendiali degli universitari, che da gennaio 2009 passeranno da biennali a triennali, a parità d’importo, dando un’ulteriore sforbiciata alle già basse retribuzioni. Si attua il blocco del turn over dei docenti che limiterà fortemente e farà slittare assunzioni e concorsi. E come se non bastasse, si riduce ulteriormente il fondo di finanziamento ordinario, ovvero il denaro per il funzionamento degli Atenei (luce, acqua, elettricità, biblioteche, didattica, ecc), che sarà tagliato di 500 milioni di euro in tre anni. Insomma: tagli, sempre tagli, fortissimamente tagli! Infine, si stabilisce che le Università potranno diventare fondazioni di diritto privato, col rischio di devolvere gratuitamente patrimonio pubblico ai privati. Da una parte, il “chirurgo” Tremonti ripropone sadicamente i tagli dei fondi destinati agli Atenei e alla ricerca pubblica per ottenerne lo smantellamento, ma dall’altra elargisce finanziamenti preferenziali ai cosiddetti “centri di eccellenza” privati. Uno su tutti: l'IIT (Istituto Italiano di Tecnologia) di Genova, che otterrà ulteriori fondi, derivati dalle “dotazioni patrimoniali" della Fondazione IRI e che sarà depositario esclusivo dei progetti di ricerca di eccellenza. Quanta grazia S. Antonio! Non a caso, l’IIT è una creatura di Tremonti, dal lui istituito nel precedente Governo Berlusconi ed è presieduto dal direttore generale del Ministero dell'Economia e delle Finanze: un ennesimo caso di conflitto di interessi ed un sistema parallelo di finanziamento della ricerca che ci sembra incomprensibile e poco funzionale.

Putroppo, il passato governo Prodi ed il Ministro Mussi non hanno brillato in quanto a interventi risolutivi a favore di università e ricerca. Nel nostro paese manca da sempre una politica seria, concreta e incisiva sui temi riguardanti università, istruzione e ricerca, altrimenti non saremmo conciati così male. Nei panni di Schirru, quindi, non mi sorprenderei affatto per il silenzio dei ministri ombra del Pd e non mi lambiccherei il cervello: si tratta solo di semplice indifferenza. Rientra tutto nel fisiologico canovaccio della nostra provinciale politicchetta italiana.

29 giugno 2008

Patrizio Dimitri

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