lunedì 12 maggio 2014

Come valutare seriamente la ricerca ai tempi della bibliometria selvaggia dell'ANVUR?

Come era già stato paventato da molti, compreso il sottoscritto, gli esiti delle recenti abilitazioni nazionali (ASN) e della valutazione della qualità della ricerca (VQR), hanno prodotto numerose aberrazioni valutative e suscitato una bufera di proteste e ricorsi.
Di conseguenza, appare ormai evidente
anche ai più sordi e ciechi sostenitori della bibliometria toutcourt che il sistema dell'ANVUR basato sulle mediane degli indici bibliometrici è più che inadeguato. Tali indici possono essere usati come parametri “approssimativi" dell'impatto della produzione scientifica di un ricercatore, ma non come elementi oggettivi, esatti ed affidabili per definire la qualità, originalità e l'autonomia della ricerca. Tra questi, l'h index ed il numero di citazioni, poi, sono troppo soggetti a fluttuazioni significative che, anche escludendo le autocitazioni, in generale risultano poco correlati alla qualità.
Meglio tardi che mai, direte voi, ma se i saggi dell'Agenzia avessero dato credito ai più esperti colleghi anglosassoni, avrebbero potuto evitare un disastro annunciato.
Che fare adesso? Da dove ricominciare? Questa esperienza deve essere di monito per il futuro. Per il bene di università e ricerca ora è necessario seppellire definitivamente la perversa bibliometria dell'ANVUR e definire un sistema di valutazione basato su qualità, etica e responsabilità.

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