mercoledì 20 novembre 2013

La lettera aperta inviata ai candidati alla segreteria del PD nel 2007: cosa è cambiato da allora?

Pubblico il testo di una lettera aperta su Università e Ricerca inviata nel settembre del 2007 agli allora candidati alla segreteria del PD, a cui risposero Walter Veltroni, Enrico Letta, Rosy Bindi e Luciano Modica.
E' molto triste, per non dire peggio, notare che i problemi per Università e Ricerca pubbliche sono sempre gli stessi (mancanza di programmazione, azzeramento dei finanziamenti, cancellazione del Prin ecc), ma da allora la già grave situazione, come sappiamo bene, è ulteriormente peggiorata. Quale malato migliora in assenza dei giusti interventi medici? E' vero che raramente anche i malati terminali possono guarire in modo inspiegabile, è un miracolo quello che ci vuole per salvare Università e Ricerca? Dobbiamo andare a Lourdes?
Il testo della lettera aperta del 2007, firmata da più di 500 ricercatori e docenti italiani, è quindi ancora molto attuale e si potrebbe inoltrare tale e quale agli esponenti di questo governo, al Ministro Carrozza e a tutti politici del nostro paese.
LETTERA APERTA SU UNIVERSITA' E RICERCA AI CANDIDATI ALLA SEGRETERIA DEL PARTITO DEMOCRATICO - Mario Adinolfi - Rosy Bindi - Jacopo Gavazzoli Schettini - Piergiorgio Gawronski - Enrico Letta - Walter Veltroni
p.c. On. Ministro Fabio Mussi On. sottosegretario Luciano Modica
Roma, 11 settembre 2007
Gentili candidati alla segreteria del Partito Democratico,
La ricerca scientifica è da sempre stata, e lo è ancor di più oggi, un elemento chiave della crescita e sviluppo di un paese evoluto. Molti stati investono nella ricerca pubblica ingenti risorse e significative porzioni del PIL. Purtroppo, nel nostro paese, i finanziamenti, già scarsi, sono ora diventati drammaticamente insufficienti, a causa sia di una finanziaria che ha penalizzato fortemente Università e ricerca pubblica, sia di una gestione dell’esistente fino ad oggi inadeguata. I problemi della ricerca in Italia non sono una novità, ma oggi la loro gravità è ulteriormente cresciuta, con conseguenze negative enormi sullo sviluppo culturale e tecnologico del nostro paese. Un cambio di strategia appare urgente ed esso non può concretizzarsi senza una presa di coscienza da parte del Partito Democratico, il nuovo partito della maggioranza di governo, e della sua dirigenza.
Paesi come Gran Bretagna e Francia hanno steso documenti di programmazione della ricerca pubblica per il decennio 2004-2014. Da noi, invece, ogni forma di seria programmazione sembra misteriosamente inattuabile. E’ deludente notare come, dopo più di un anno di legislatura, nessuno dei buoni propositi annunciati dal Governo a favore di Università e Ricerca sia stato realizzato. Le riforme promesse sono tuttora “imbalsamate” da normative vecchie e nuove, la cui discussione sta creando una fase di stallo apparentemente senza fine. I concorsi per professore associato ed ordinario sono bloccati per effetto della legge Moratti, che il Governo ancora non sembra avere intenzione di modificare, mentre l’istituzione della terza fascia della docenza è ancora in fieri. I concorsi per 2000 nuovi posti di ricercatore universitario, dichiarati imminenti in molteplici occasioni, non sono stati banditi perchè ancora si attende l’approvazione del nuovo regolamento sul reclutamento. E’ di qualche giorno fa la notizia che Mussi avrebbe sbloccato 20 milioni di euro da utilizzare per nuovi concorsi di ricercatore universitario da bandire secondo le tanto criticate vecchie norme, ancora in vigore. Questo ultimo intervento, benché improcrastinabile, rappresenta in realtà un fallimento: le riforme annunciate non vengono attuate e si fa un clamoroso dietro front, per salvare capre e cavoli.
Sul fronte dei fondi destinati alla ricerca le cose vanno, se possibile, ancora peggio. Il finanziamento agli Enti Pubblici di ricerca è stato decurtato da un “accantonamento” per il risanamento del bilancio dello stato, che si voleva provvisorio, ma del quale non si è vista alcune forma di restituzione, contrariamente a quanto più volte assicurato. Come se non bastasse, il PRIN (Progetti di Ricerca d’Interesse Nazionale, istituito dal primo governo Prodi nel 1996), la più importante fonte di finanziamento per la ricerca di base universitaria, non ha ancora erogato i finanziamenti già deliberati per il 2007 e non è stato ancora bandito per il 2008, malgrado i reiterati annunci del Ministro Mussi e del Sottosegretario Modica. Siamo venuti a sapere che il decreto è stato rispedito al mittente dalla Corte dei Conti, con la richiesta di correzioni necessarie a renderlo compatibile con le normative vigenti. Dopo ben 6 mesi di ritardo sulla data prevista per il bando, esiste il serio rischio, per la prima volta dall’istituzione del programma, che per l’anno in corso esso non venga bandito. Si verificherebbe, così, l’assurda circostanza che, per l’anno in corso, i fondi della ricerca fondamentale, già fortemente decurtati dai governi di centrodestra, non vengano affatto erogati dal governo di centrosinistra.
Fino ad oggi gli interventi economici del Governo si sono orientati soprattutto verso necessità che sembravano immediate e hanno trascurato la ricerca, il cui sviluppo sembrava procrastinabile. Si è trattato di un grave errore. La ricerca, infatti, soprattutto se di alto profilo, è un'attività soggetta a forte competizione internazionale e la sua interruzione per mancanza di fondi, anche per un solo anno, può comportare danni gravissimi: sprechi di investimenti precedenti in personale ed attrezzature, perdita delle prospettive di applicazione tecnologica, dissoluzione dei gruppi migliori, fuga dei cervelli, disincentivi all’impegno dei molti ricercatori qualificati che rimangono e delle decine di migliaia di giovani in formazione. Inoltre la crisi della ricerca avrà conseguenze nefaste anche sulla didattica universitaria, che è indissolubilmente legata alla ricerca stessa, rendendo difficile un ricambio qualificato dei molti docenti vicini alla pensione.
Mai in precedenza abbiamo conosciuto difficoltà di tale entità, mai ci eravamo trovati a “navigare in acque così stagnanti”. A nostro giudizio tale situazione costituisce un’emergenza nazionale e richiede quindi un intervento rapido e di lunga durata. Occorre una svolta per superare questa drammatica fase di stallo ed evitare un disastro che può diventare irrecuperabile. Il Governo deve finalmente attuare provvedimenti concreti, adeguati ed immediati; la classe politica deve creare le condizioni, non solo economiche ma anche normative, perché una situazione del genere non si presenti mai più.
La comunità scientifica, nel nostro Paese ha un ruolo poco adeguato alle sue grandi potenzialità. Al contempo, il Paese ha grande bisogno di aumentare il numero dei suoi scienziati qualificati, di meccanismi di formazione e valutazione, di cultura scientifica. Investimenti in questa direzione sono condizione indispensabile per lo sviluppo verso l’alta cultura e l’alta tecnologia, in altre parole per il successo dell’Italia nei prossimi anni. Per questo ci rivolgiamo a voi ed al nascente Partito Democratico, che si propone come guida del Paese, per stabilire un filo diretto volto a costruire un dialogo concreto. Vi invitiamo a pronunciarvi sulla priorità che pensate di assegnare, nel vostro programma, a Università e ricerca, e sulle azioni che intendete attuare nel prossimo futuro per arrivare a riforme di semplificazione e di sostanza, che introducano cambiamenti praticabili, concreti e veramente risolutivi a favore della ricerca scientifica nel nostro paese. In attesa di conoscere la misura ed i modi del vostro impegno per la ricerca, vi inviamo i nostri più cordiali saluti e auguri di buon lavoro.

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