lunedì 4 novembre 2013

La ricerca di base: il sapere che ci fa ricchi

Qualche anno fa il premio nobel Renato Dulbecco dichiarò "Chi investe così poco in ricerca non può essere scientificamente competitivo né attirare a sé o trattenere i suoi ricercatori migliori", ma è rimasto inascoltato.
Per gli addetti ai lavori è più che evidente che la ricerca di base meriti di essere considerata una risorsa importante del paese e debba essere incentivata con finanziamenti adeguati. Ma se i nostri governi sono latitanti, se l'atteggiamento di una classe politica per buona parte ignorante e corrotta è quello di considerare la ricerca di base uno sterile e inutile esercizio, allora in assenza di programmazione e risorse adeguate la ricerca di base può benissimo marcire, come ormai sta accadendo e con la benedizione di tutti.
Ma la storia della scienza parla chiaro: la ricerca di base è uno dei motori fondamentali del progresso scientifico, culturale e tecnologico di un paese evoluto, senza di essa la ricerca applicata, finalizzata a scopi predefiniti, non esisterebbe.
Su questo tema segnalo il bell'articolo di Remo Bodei apparso il 20 ottobre scorso su "il Sole 24 ore" dove recensisce il bellissimo libro d "L'utilità dell'inutile" di Nuccio Ordine. Un testo che i nostri politici dovrebbero leggere (almeno quella piccola frangia dei più acculturati) e imparare a memoria!
http://www.scienzaevita.org/rassegne/e4442fe724cb936550c1f7c0a3e86eaf.PDF

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