venerdì 11 gennaio 2008

Settis, la lungimiranza di Mussi e i vestiti nuovi dell’Imperatore. Di Patrizio Dimitri

Condivido molte delle considerazioni fatte da Salvatore Settis nel suo articolo apparso su Repubblica il 9 gennaio scorso. In particolare, ritengo necessario che i concorsi universitari per ricercatori e docenti debbano essere delocalizzati, ovvero sottratti all’egemonia delle sedi locali e svolti a livello nazionale, e che le commissioni prevedano la presenza di esperti stranieri svincolati dai clan accademici. Sinceramente, però, non sono d’accordo con il Direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa quando, pur criticando questo governo “impotente”, di fatto assolve il “virile” ministro Mussi. Settis arriva addirittura ad attribuire a Mussi “grande lungimiranza”, anche in virtù della nomina del fisico Luciano Maiani a presidente del CNR; un risultato, in verità, un po’ misero, dopo quasi due anni di lavoro.

Settis non è nuovo a questi elogi nei confronti del ministro. Su Repubblica del 5 settembre scorso aveva già scritto: “ Il "Corriere" ha pubblicato un articolo di Mussi che non lascia dubbi sulla sua determinazione ad agire” e ancora " E' lecito sperare nella cultura e nell'intelligenza politica del ministro Mussi". Frasi che hanno il sapore amaro delle ultime parole famose, visto quello che è accaduto in seguito. Non è proprio Mussi, in qualità di ministro, uno dei primi responsabili della desertificazione delle già magre risorse finanziarie e umane, che pesa come un macigno su università e ricerca? Non ha nulla a che fare Mussi con le inefficienze burocratiche e le lentezze pachidermiche del suo Ministero? Perché affrontare contemporaneamente una massa di problematiche complesse, quando sarebbero stato preferibile assegnare delle priorità? Perché scatenare un'enfasi normativa, come ha scritto l’onorevole Walter Tocci, che ha poi creato lo stallo? Gli esempi non mancano: l’iter controverso del nuovo regolamento per il reclutamento dei ricercatori e dell’istituzione dell’Agenzia di valutazione di università e ricerca (Anvur); la creazione del nuovo Fondo di investimento per la ricerca scientifica e tecnologica (First) che non si sa bene di quanti e quali fondi sarà dotato; il blocco dei concorsi di ricercatore e professore; la scelta di Mussi di bandire un migliaio di posti di ricercatore secondo le vecchie e criticate regole, in attesa che sia approvato (se mai lo sarà) il nuovo regolamento; una scelta, forse irrinunciabile, che però rappresenta un fallimento; il grave ritardo del bando Prin 2007, che ha creato grande difficoltà e incertezza nel mondo della ricerca. Sensazioni consolidate dal fatto che, secondo voci di corridoio, i progetti non sono stati ancora assegnati ai revisori, a più di 2 mesi dalla scadenza del bando. E per finire, non dimentichiamo la riforma dei corsi di dottorato, che forse poteva anche attendere e, come se non bastasse, l’ultima "la perla" del “docente equivalente” (discussa nel topic precedente). Il tutto sapientemente condito dai pesanti tagli della finanziaria 2006, riproposti anche nella finanziaria 2007. 

Se Mussi non può far fronte alle aspettative della parte sana del mondo universitario e della ricerca, alimentate dalle vane promesse pre-elettorali, allora, per coerenza, dovrebbe dimettersi, come annunciato in un intervista del 27 luglio 2006 al Manifesto. Disse allora Mussi "Nessuno si aspetta miracoli e abbondanza, ma se l'Italia, di fronte all'esplosione globale della spesa in ricerca e formazione superiore, annuncerà provvedimenti di definanziamento della ricerca, si tratterebbe di un'altra politica rispetto a quella con cui il centrosinistra si è presentato agli elettori. La si potrebbe fare, ma in quel caso ci vorrebbe un altro ministro .” Cosa fa, invece, questo ministro? Come nella fiaba “I vestiti nuovi dell’Imperatore” di Andersen, Mussi vede una realtà che non esiste, ma che gli fa comodo vedere. Rilascia interviste e compare in televisione lanciando i soliti proclami trionfalistici, sbandierando risultati e mostrando un ottimismo surreale. Magari fosse così semplice! Non basta fare l'elenco dei buoni propositi, occorre realizzarli. Uno dei tanti cavalli di battaglia di Mussi è il famoso “Patto per l’Università e la ricerca” firmato insieme a Padoa-Schioppa a settembre scorso. In realtà, si è trattato di una sorta di “patto col diavolo”, che ha avuto l’unico effetto di “dannare” l’Università, senza arrecarle il benchè minimo vantaggio. Ma almeno Faust, con Mefistolefe aveva fatto un po' meglio. Infatti, l’ultimo comunicato della CRUI ci dice che la situazione è drammatica: “Tenuto conto dei tagli, della mancanza del finanziamento per l’edilizia, degli oneri per gli incrementi stipendiali, il Fondo incrementale di 550 milioni di euro, al netto del riallineamento tra il 2007 e 2008, si è letteralmente volatilizzato e il saldo finale diventa addirittura negativo”. 

In realtà, Mussi, come l’imperatore della fiaba, è “nudo” (solo metaforicamente, per nostra fortuna...), anche se vuol far credere a se stesso e agli altri di indossare vesti magnifiche, fatte di stoffe preziose. Settis, forse, non l'ha ancora capito, ma qualcun altro, sì. “E l'imperatore rabbrividì, perché sapeva che avevano ragione; ma intanto pensava: "Ormai devo condurre questa parata fino alla fine!", e così si drizzò ancora più fiero, mentre i ciambellani lo seguivano reggendo una coda che non c'era per niente”.

Nessun commento: